democrazia, per piccina che tu sia

democrazia, per piccina che tu sia

Democrazia-disservizi-treni …un viaggio dall’Europa dei margini ai margini dell’Europa, eh si perchè come altrimenti definire un viaggio che comincia a Sarajevo e finisce a Sant’Irene, Calabria.
Sono partita con i gemelli, loro 4 anni io 41. Alle 10.27 di sabato 5 luglio abbiamo lasciato Sarajevo, alle 21.00 di martedi 8 luglio siamo arrivate/i a Lamezia Terme,  dopo un’oretta i gemelli dormivano io guardavo le onde del mare dalla terrazza.

Un viaggio lungo, anzi troppo lungo anche per un viaggio lungo, come direbbero i miei figli. Tre giorni, che in un crescendo di guasti, disservizi e scioperi hanno dimostrato come il danno per i/le cittadine/i cresce di pari passo con la democrazia (dichiarata e/o perduta).

In Bosnia Erzegovina abbiamo dovuto spostarci due volte di vagone in vagone perchè non funzionavano e li hanno staccati. In Croazia siamo scesi a Sisak per prendere un autobus che non c’era e per il quale abbiamo dovuto protestare, minacciare ed aspettare (lavori su un tratto della ferrovia), in Italia siamo rimasti fermi 24 per lo sciopero generale che ha cancellato anche i treni di garanzia.

Piu in generale questo viaggio mi ha mostrata un’Italia in difficoltà ed alla corda. Mi/ci ha gratificato di un ultimo ritardo nel tratto Roma – Lamezia per ragioni imprecisate che, Trenitalia pur di non pagare il bonus (!nonostante avesse già accumulato più di 55 minuti di ritardo!) non ha esitato a gettare sulle spalle di un suicida (Sapri).

Interessante è stato guardare l’interazione fra personale ferroviario e passeggeri, via via che ci avvicinavamo alla democratica unione europea sembravano divenire sempre più solidali con l’azienda. L’ironia sorniona dei ferrovieri bosniaco-erzegovesi verso il sistema … diventava il disagio del personale croato lasciato a giustificare e fronteggiare fino a mostrarsi nell’incomprensibile difesa aggressiva del personale italiano verso un’azienda che li ha palesemente abbandonati e sfruttati tanto da costringerli allo sciopero!

Per fortuna che in Campania, insieme al ritardo è tornata l’ironia… riconfermando l’esistenza di un margine continuo (sud-globale)… anche quando formalmente classificato come EU !!!

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3 Responses to “democrazia, per piccina che tu sia”

1. Zeno
said on July 17th, 2008 at 07:18

A proposito di democrazia e disservizi ho da dire la mia. E’ difficile non essere d’accordo con le cose che dici. Hai la capacità di scrivere i periodi in modo tale che leggendoli non ti si può criticare quasi per niente. Forse perché scrivi bene? Oppure perché dici cose che corrispondono al vero? Ovvero perché hai una capacità di critica talmente sottile e convincente che le idee che proponi sembrano immuni da irragionevolezza? Oppure perché sei saggia, molto saggia, di quella “saggezza contadina” che è un piacere seguire nei ragionamenti? Comunque sia, ti leggo con piacere. Vediamo adesso di entrare nei dettagli del tuo post con qualche riflessione personale. Fare un viaggio in treno è sempre stato affascinante per me. Non ora, ma prima. Adesso non lo farei più, sia per l’età che mi ritrovo, sia per la sicurezza del viaggio. In Italia il viaggio in treno è cambiato profondamente da quando questo paese è cresciuto troppo in fretta sul piano del benessere. L’Italia è stato un paese straordinario quando gli italiani stavano male. Adesso che la gente ha gli euro da spendere, spesso guadagnati in modo incontrollato e poco onesto, si sta malissimo. Villania, arroganza, incultura, edonismo e tanto attaccamento alle cose materiali hanno trasformato l’italiano in una specie animale darwiniana geneticamente modificata nel peggiore dei modi. Ricordo quando prendevo il treno agli inizi degli anni ’70 dalla Sicilia per la mitica Milano, la Milano “da bere”. I viaggi non erano trasferimenti da un luogo a un altro, da uno spazio all’altro, da una regione all’altra. No. I viaggi erano spaccati di vita, erano vissuti che ti prendevano, erano confessioni, erano romanzi. La gente parlava, si confidava, ci si ascoltava l’un l’altro con riguardo e si stava attenti ai racconti di vita che venivano proposti, i quali spesso erano pura poesia di vita. E parlando e raccontando si macinavano migliaia di chilometri, di giorno e di notte. Al termine del viaggio ci si salutava come vecchi amici, conosciuti nel breve volgere di una giornata. C’era umanità. Adesso si è diffidenti con tutti. Non ci si parla, ci si evita e al massimo ci si mostra indifferenti. E strano a dirsi, ma i treni di allora non portavano grandi ritardi, né i viaggi erano difficoltosi. Certo, la velocità era quella del tempo ma per il resto tutto si svolgeva secondo le regole. La protesta,se c’era era contenuta e civile, i controllori erano gentili, aiutavano tutti, c’era educazione e rispetto. Allora c’era il MEC, cioè il Mercato comune, poi l’EU, ovvero l’Europa Unita. Si era solo in sei e l’Europa era divisa. Non saprei rispondere alla domanda se era meglio prima o adesso. Certamente una gruzzolo di euro in più in tasca non ci ripaga di quanto abbiamo perduto in rispetto e considerazione. Quella che tu chiami “incomprensibile difesa aggressiva del personale italiano verso un’azienda che li ha abbandonati” non è altro che l’incapacità degli italiani a fare sistema. Si tratta della forma più perniciosa di individualismo che esiste al mondo. Una incapacità che adesso non si può più nascondere. Gli europei l’hanno vista in azione nel “caso spazzatura” a Napoli e hanno capito benissimo cos’è l’Italia di oggi: una gigantesca pattumiera a cielo aperto. Provo solo vergogna a pensare come eravamo e come siamo diventati e vorrei tornare agli anni ’60 per vedere un’altra Italia. Quella di oggi è solo un piccolo teatrino di gente dai costumi facili e dai comportamenti incivili. Manca il rispetto delle persone e delle prassi di educazione. Purtroppo. Ciao.

2. ale
said on July 17th, 2008 at 15:31

mah. non confonderei l’ironia con il riso rassegnato di un popolo, il nostro, che ormai accetta, senza sapere più come ribellarsi nè tanto meno come cercare di cambiare le cose, ogni tipo di anomalia, dalla situazione disastrosa dei salari, dei servizi ai cittadini, e della qualità della vita, alle leggi contro gli immigrati e in favore di una sola persona.
per non parlare della criminalità organizzata che da milano a palermo, ammorba le nostre vite.
c’è poco da ironizzare, purtroppo. e l’umorismo nero non ha mai fatto parte della nostra cultura, semmai il nostro è un umorismo rassegnato e omertoso.
credo, magari mi sbaglio. spero.
:)

3. vale
said on July 23rd, 2008 at 12:49

miei cari, e’ un piacere leggervi … e sicuramente avete piu ragione sull’italia voi, di me. Ormai da tanti, troppi anni sono in visita mentre voi ci vivete.
Devo dire che certe visite fanno male, misurano il tempo passato, la perdida dei diritti, che sembrano esserci sfuggiti allo stesso modo della memoria dei sogni al mattino.
Sono stata sorpresa, contenta di avere avuto indietro, almeno nel sud, quella capacita di parlarsi fra sconosciute/i, di dirsi cose, di commentare e scherzare.
L’ho avuta solamente al sud, lunga una linea ferroviaria dimenticata che connette i due lati tirrenio-jonio della calabria e alcune delle piu silenziose ed assolate parti della basilicata/puglia. un piccolo gadget forse per una cittadina occasionale, ma almeno questo
un baci@bbraccio, vale

(grazie per il fatto che mi/ci leggete)

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